A.S. Roma – esiste una storia

A.S. Roma – esiste una storia

La Roma moderna migliore, scudettata e non, quella che ha fatto storia, è stata sempre impostata con un centrocampo portentoso, numeroso, con centrocampisti/attaccanti e attaccanti/centrocampisti. Una Roma creata per unire testa (attacco) e coda (difesa) attraverso un GRANDE corpo (centrocampo). La Roma di Liedholm con Conti, Di Bartolomei, Ancelotti, Falcão, Prohaska, Valigi, Chierico; quella di Capello con Aldair, Zanetti, Assunção, Totti, Tommasi, Guigou, Emerson, Nakata; quella di Spalletti con Pizarro, Aquilani, De Rossi, Taddei, Perrotta e Totti a tutto campo, simile a quella di Ranieri con Pizarro, Totti, Taddei, Faty, De Rossi, Perrotta, Greco, Brighi, Menez, Vučinić e Toni a tutto campo. A confermare questa tendenza c’è anche la Roma di oggi con Džeko che è attaccante/centrocampista ma, diversamente da Toni, non  supportato da un centrocampo ad alta densità.

La Roma odierna ha molti centrocampisti, ma il modulo, scelto idealmente e non storicamente, è un 4-2-3-1 per una sola coppia a centrocampo. Un centrocampo leggero che si addensa per convergenza della difesa e dell’attacco. Può sembrare la stessa cosa ma non lo è. Un conto è avere un giocatore con attitudini  difensive o offensive e chiedergli di fare anche il centrocampista, ovvero di fare cose in cui non eccelle, un conto è chiedere ad un centrocampista di svolgere mansioni difensive e offensive, qualità che sono già nelle sue corde. Oggi si guarda ad una Roma sfrontata, attaccante, quando la storia indicherebbe una Roma massiccia, densa, solida, con formazioni dense di centrocampisti, capaci di inserirsi, coprire e rilanciare, giocatori eclettici, per una risultante difensiva/offensiva pesante, “massiva”. Quando viene meno questa condizione, quando si punta sull’equilibrio tra i reparti, tra testa, corpo e coda, la Roma prima o poi si sfibra non riuscendo più a sostenere sé stessa, come se un grande “peso” le gravasse improvvisamente addosso, un peso che evidentemente esiste e che richiede una gran forza per essere sostenuto, quella forza che può esprimere una squadra “a centrocampo prevalente”, con baricentro ampio. Quel peso è noto, si chiama “piazza”, termine abusato ma raramente spiegato, tabù sostanziale; piazza è aspettativa, eco, ego, immagine, passato, Roma. Un nome importante in sé, un nome pesante che la squadra deve poter sostenere. E quando il centrocampo è stato denso, forte, massivo appunto,  la squadra ha sostenuto sé stessa, vincendo, o anche “solo” convincendo. Quando la Roma ha avuto un baricentro ad alta densità è stata una squadra “ultra centrata”, capace di essere solida per sostenersi e sostenere il peso della “piazza”. E la piazza è Roma. E per creare la Roma non si deve cambiare la “piazza”, ma creare la Roma in funzione della piazza, che è Roma stessa. Allora la piazza sarà una forza e non un peso. E la spinta è nella storia di Roma e della Roma. I centrocampisti hanno per psicologia e fisiologia la capacità di sostenere pesi, per sorreggere e rilanciare, per attaccare e difendere, hanno capacità multiple, sono massa, forza, “corpo”.

La storia è personalità per tutte le squadre, banalizzando la Juventus punta sulla difesa, l’Inter sul catenaccio, il Milan sull’attacco, tutte caratteristiche dettate dal contesto storico e sociale in cui risiedono. 

La Roma è centrocampo, lo dice la storia che, somma di tutto, non mente.

Marco Valerio Masci

Immagine di Testa: Marco Valerio Masci, “Primo Stadio”, fotografia digitale (Panasonic DMC-TZ3), 11 ‎luglio ‎2009, luogo “casa”.

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