La Guerra è brutta

La Guerra è brutta

Quando c’è una guerra è sempre complesso risalire alle ragioni, alle cause scatenanti. Non sempre c’è  un provocatore, mentre c’è sempre una reazione e una azione. A volte c’è chi ha tirato troppo la corda, altre volte c’è chi se la tira da solo. Dai l’alibi ad un uomo e lui ti uccide. C’è chi si veste di alibi per validare le proprio ragioni irrazionali e guerrafondaie. È sempre il più forte ad agire ed è sempre il più forte a costruire “castelli in aria” per giustificare il proprio agire criminale.

In realtà non c’è alibi, né motivazione, che  possa giustificare la  guerra. Mai.

Mia nonna Francesca diceva sempre, con la sintesi di chi sa che non c’è altro da dire, che <<la guerra è brutta>>. A quelle parole seguiva il silenzio infinito di un’espressione che faticava a ricomporre le rughe di un volto segnato. Nonna da piccola portava sulla testa la conca piena d’acqua come in “Fontamara” (1933) di Ignazio Silone. Nonna aveva portato dalla stazione Termini a piazza dei Mirti, sempre sulla testa perché quello era il modo “meno faticoso” per portare le cose pesanti, una cassapanca di legno piena di biancheria.

Nonna non sapeva nemmeno cosa significasse femminismo ma aveva costruito, insieme a mio Nonno Giovanni, la propria casa di Centocelle a Roma. Nonna, benché fosse cattolica praticante, ha visto un Ufo e non la Madonna ( l’UFO di nonna Francesca – Il Nottalista ), e lo ha visto senza sapere di averlo visto, matchando quello che stava vedendo in tv con quello che aveva visto più dieci anni prima, esclamando in abruzzese <<ecc che ére quello che agge vist!>> (ecco cosa era quello che ho visto!). Nonna era una tosta che diceva <<la guerra è brutta>>. Nonna aveva gli occhi cerulei, occhi profondi che accoglievano e annegavano il mondo. Occhi che avevano visto cose che abbiamo la fortuna di non aver mai visto e che non dovremo mai vedere. Ma non siamo coscienti di questa fortuna. Pensiamo sia dovuta, allo stesso modo di come la guerra “altrui” non ci tocca e quindi non esiste. Non siamo coscienti che “la guerra è brutta”, e soprattutto non abbiamo capito che la guerra è brutta per tutti, per chiunque, per tutto il mondo, non solo per noi. Solo quando molleremo visioni solipsistiche e autoreferenziali capiremo davvero che la guerra è brutta e non si deve fare mai, ma non per etica, ma per pratica, perché solo se non cedi alla violenza allora trovi la strada per imporre con altri termini i tuoi diritti. Solo se ti obblighi a non cedere a soluzioni irrazionali puoi scoprire la forza infinita del ragionamento. E il ragionamento è forte solo in luogo della trasparenza, dell’onestà intellettuale,  fattori che possono emergere solo in assenza della violenza che deturpa e trasfigura qualunque ragione, semplicemente perché non si vuole far emergere qualcosa che evidentemente va nascosto perché è semplicemente “non raccontabile”, ossia non motivabile. Le guerre stanno in piedi grazie alle bugie. La finalità reale è sempre legata all’espansione del potere, e le motivazioni sociali e libertarie, pur vere, si attivano solo quando c’è convenienza materiale e non certo spirituale. Ma le bugie hanno le gambe corte e non vanno lontano. Ed è per questo che la guerra va contrastata a priori. A violenza si aggiunge violenza. Un pensiero non si impone con la violenza. Non c’è mai ragione che giustifichi la violenza fisica se non altra violenza fisica. Non bisognerebbe cedere alla tentazione di trovare una logica in una cosa che non ce l’ha (per avere idea del non senso della violenza si legga “Delitti esemplari” di Max Aub scritto nel 1960).

La forza avrebbe senso solo come deterrente. Sapendo che possiamo ucciderci a vicenda cercheremo di non farlo. Ma non si deve lasciare nessun “pertugio” altrimenti l’altro ci si infila subito. Per questo la guerra va contrastata comunque.

Poi, alle strette, il ragionamento cambia e diventa drammatico, necessariamente pragmatico.

Vediamo di rappresentare quanto sta accadendo oggi alle porte dell’Europa ricordando che la Russia è uno Stato transcontinentale che si estende per un quarto in Europa e per tutto il resto in Asia. Tenendo presente quindi che questa è una guerra geograficamente europea per 1/4 e tra occidente e oriente per 3/4, e tenendo presente ancora che la popolazione russa si sente europea.

Putin sancisce il fallimento della UE e della Nato che non sono riuscite a far rispettare il diritto internazionale. In questo senso rappresenta la fine della UE. In altri termini Putin esplicita quello che abbiamo sempre saputo, che la UE non è mai esistita, e ce lo fa capire non per l’assenza di controreazione alla guerra, ma per l’assenza di una azione politica prima. E se fosse così sarebbe quasi un sollievo. Meglio anni bui che la guerra. La UE è solo “politica economica” (ossimoro ormai talmente abusato che sembra normale) e il non aver mai lavorato ad una unione sociale e culturale, speculando sulle “differenze”, porta a quello che sta accadendo oggi. Non è l’espansione della Nato a generare la guerra, ma la non “espansione” politica della UE a portarci a quello che sta accadendo oggi. Dobbiamo solo sperare che trovino una soluzione di “facciata” perché una reale per evitare la guerra non c’è. Scandagliando le ragioni che ci vengono raccontate viene da dare ragione interscambiabilmente all’uno e all’altro, dipende da quando si comincia a raccontare la storia, paradossalmente e ironicamente se partiamo dai Romani possiamo considerare tutte le parti annesse e unite. Ma, esclusa la questione temporale, e guardando solo all’oggi, dovrebbe essere chiaro che non c’è ragione che tenga quando si arriva ad una guerra (dovremmo ammettere la possibilità della guerra di “reazione” alla repressione ma per vari motivi “storici” è poco credibile anche quella tanto è mossa da interessi economici mai sociali). Quindi, passando ad una visione pragmatica del “qui e ora”, e vedendo la continua escalation in atto del “botta e risposta”, c’è solo da sperare due cose:

1) che sia “solo” un gioco tra le parti dove una regge il gioco all’altra per salvarsi reciprocamente la faccia a fronte di “interessi” mondiali interlacciati come non mai, interessi che sarebbero il deterrente vero dove le sanzioni potrebbero avere la forza di agire “concretamente” – anche se è bene considerare che la sanzione è bidirezionale quando il sanzionato è anche collegato al sanzionatore;

2) che la questione venga risolta alla radice, ossia che arrivi la soluzione dall’interno della Russia stessa.

I due punti sono collegati, il primo porterebbe possibilmente al secondo.

Ma… non è anomalo vedere che la Resistenza ucraina riesca, con il solo uso di fucili, molotov e qualche mortaio, a tenere a bada l’esercito russo? Non è anomalo vedere l’esercito russo che “minimizza” sé stesso per attaccare quasi pariteticamente quello ucraino? Non è anomalo vedere che l’Ucraina, che viene da dieci anni di guerra interna in Donbass, non sia affatto attrezzata militarmente? Non è anomalo vedere come la UE si sia mostrata totalmente indifferente alla guerra che avveniva in Ucraina in questi dieci anni?

Non sono domande per il “prima” ma per cercare di capire quanto accade oggi. Non è anomala tanta sproporzione e disorganizzazione a fronte di uno scontro preannunciato da anni, tanto delicato per l’equilibrio mondiale nell’epoca più interlacciata di sempre sia in termini di scambio comunicativo che economico?

Ora, è anche anomalo fare ipotesi “inimmaginabili” e “trilaterali”, ma tutto sembra dire che questa guerra è “pilotata”, come dire che tutte le parti vogliono che accada quello che sta accadendo ma non potevano puntare alle proprie “necessità” se non con la giustificazione di una guerra. Non ci sarebbero alternative, né convenienze migliori ma solo peggiori, il dramma sarebbe il minore possibile coniugando tre punti di vista diversi, Russia, Ucraina e UE (con gli annessi indiretti, Nato, USA e Cina), parti che possono solo essere “concordi” sulla linea da perseguire per ottenere, sistemare, modificare qualcosa di utile a sé stesse. Tutte concordi nel dipingere e sostenere uno scenario da “guerra quasi interna”. E questo non sarebbe scandalizzante ma rassicurante.

L’Ucraina vuole dividersi, è spaccata in due, e le guerre interne di questi dieci anni lo dimostrano, ma non può farlo senza motivazioni forti, di ordine superiore, che la obblighino a scindersi in due. La Russia, che si sente socialmente europea e che non è stata accolta nella Nato, ritiene che strategicamente debba poter contare su uno Stato cuscinetto che le permetta di controllare e controbilanciare territorialmente il peso della Nato, e sa che l’Ucraina è in parte d’accordo ma necessita di un “alibi” ad uso interno per poter cedere alla scissione (in trattativa la Russia chiede tutta l’Ucraina ma starebbe giocando al rialzo per arrivare all’obiettivo del dimezzamento, alias “muro di Berlino”). USA  e UE stanno a “guardare” facendo finta di intervenire avendo sostenuto questa situazione sapendo che l’Ucraina è il bilancino per equilibri futuri che, essendo la UE debole politicamente e solo predisposta per gestire le questioni in termini di interessi economici, saranno gestibili solo per via territoriale; che è come dire che “ti chiudo la porta in faccia ma ci possiamo parlare, scambiare interessi e frequentare in videochiamata”.

L’Ucraina non interessa alla UE per come è politicamente configurata ora, ma per come lo sarà quando scissa unitamente alle risorse di cui dispone. Cito da “www.infomercatiesteri.it”:

<<Nell’anno 2012 l’Ucraina è salita al 9 posto tra 62 paesi produttori d’acciaio ed è tra i primi dieci paesi produttori ed esportatori di metalli.  All’Ucraina inoltre appartiene il record nella produzione del carbone all’interno dell’Europa. L’Ucraina occupa il 13-simo posto nel mondo per la produzione del carbone ed è il quarto paese in Europa per riserve di gas e petrolio. L’Ucraina vanta delle ingenti risorse di caolino, argille plastiche ed argille refrattarie, che costituivano circa il 70% delle riserve dell’ex Unione Sovietica. Nel territorio ucraino è presente l’unico deposito europeo di sabbie minerali, da cui si estrae zircone per 35.000 tpa, il ché fa dell’Ucraina il sesto produttore mondiale. L’Ucrania ha i più grandi giacimenti di uranio d’Europa.>>

Gli interessi economici sono alti, come da manuale bellico, e si concentrerebbero maggiormente in Donbass, guarda caso, ma le risorse sono presenti e ben distribuite anche nella parte restante dell’Ucraina.

L’Ucraina in parte vuole andare ad ovest, mentre la parte del Donbass, vedi guerra decennale, vuole stare a est. Quindi questo confermerebbe che le due parti sono interessate e si accorderanno smezzando la proprietà.

Alla scissione dell’Ucraina potrebbe esserci un’alternativa legata all’esodo di profughi che in massa si stanno riversando in Europa. Questa potrebbe essere trasformata in una scelta senza ritorno se la Russia prenderà tutta l’Ucraina, e l’esodo sarebbe stato un modo per scindere chi si sente europeo e chi si sente russo. Sarebbe stata messa in atto una scissione sulle persone e non sul territorio. E gli interessi economici prenderebbero forme diverse interlacciandosi per vie commerciali oggi non più legate alla territorialità, quali sono già in essere in tutto il mondo.

In questo senso questa guerra, che sarebbe voluta da tutte le parti in causa, appare totalmente anacronistica. Cosa porta a dare valore ad aspetti materiali, territoriali, analogici, in un mondo ormai totalmente regolato digitalmente e legato quindi a doppio filo? Perché puntare ad un pezzo di terra quando la guerra essendo sempre di matrice economica si combatte ormai a colpi di bitrate e bitcoin? Colpi digitali che peraltro rimarranno indifferenti alle bombe e continueranno i loro scambi invisibili e nel sommerso del deep web e del dark web? Questa guerra sancisce, in modo diretto, reale e operativamente concreto, che ci sono due mondi, uno materiale e uno digitale, assolutamente indifferenti l’uno all’altro. Ed è quanto preannunciavo già 20 anni fa ai miei corsi di “percezione e comunicazione visiva”.

Ciò nonostante sembra prendere corpo l’esigenza di un esercito UE, ma se non si costruisce una vera unione non si fa nemmeno un vero esercito. Quando sono nati gli USA la prima cosa che fecero era distribuirsi il debito in modo che tutti gli stati partissero alla pari. Dovremmo fare lo stesso, unificando anche fisco e regole nazionali. E se non lo si fa vuol dire che gli stati forti non vogliono rinunciare a sfruttare quelli deboli, condizione che impedisce qualunque accordo e qualunque unione che non sia meramente speculativa.  A margine, l’Italia rappresenta un problema particolare per chi vede la UE come “speculazione economica”. L’Italia ha la più grande “evasione fiscale” della UE e un fisco strutturato per non perseguirla ma utilizzarla internamente come leva sociale “psico-mafiosa” (il nostro è un “fisco soggettivo” nel momento in cui si inventa lo “studio di settore” in un’epoca in cui il concetto di settore professionale e/o lavorativo non esiste più). Questo ci pone in una condizione particolare; da un lato non sanno come prenderci, dall’altro cercano di riottenere il “mal tolto” sanzionandoci pesantemente su questioni peraltro assolutamente lecite ( SANZIONI EUROPEE | Facebook ).

<<La guerra è il massacro di persone che non si conoscono, per conto di persone che si conoscono ma non si massacrano>> (Ambroise Paul Toussaint Jules Valéry, Sète, 30 ottobre 1871 – Parigi, 20 luglio 1945). Paul Valéry muore due mesi prima della fine della guerra e non avrà modo di vedere il processo di  Norimberga e di Tokyo, ma scrisse ugualmente il giusto in quanto molti (circa 2/3) non saranno processati e, in quanto “utili”, saranno aiutati assegnando loro nuove identità e inviandoli in luoghi “strategici” lontani da occhi indiscreti. La guerra, quando c’è interesse, è “pacifista”.

Chiudo in modo che alcuni definirebbero “populista” eppure sempre di economia si tratta, sebbene sia quella del popolo e non quella dei vertici (esisterà mai l’essere “verticista”?). Scopro ora che i benzinai sono una categoria “a margine di guadagno fisso” (3 centesimi/litro – fonte: FAIB Confesercenti | Federazione Autonoma Italiana Benzinai), quindi non guadagnano di più quando aumenta la benzina, anzi, la conseguente minore erogazione alleggerisce le loro tasche. Sarebbe “il rovescio della medaglia delle sanzioni”, medaglia che ha però una faccia più grande dell’altra, cosa possibile solo con una medaglia virtuale…

Marco Valerio Masci

Foto di testa: Marco Valerio Masci, “Ombra cinese”, fotografia digitale (Note 4), ‎31 ‎Marzo ‎2017, Roma.

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