LA PROGETTAZIONE ACUSTICO ARCHITETTONICA

LA PROGETTAZIONE ACUSTICO ARCHITETTONICA

LA PROGETTAZIONE ACUSTICO ARCHITETTONICA

 

La grande “pendenza”

Riprendo qui il discorso iniziato nel 2004 con gli articoli “Voci e silenzi nell’Auditorium di Roma” (AR n° 51/04) e “L’Auditorium di Roma – prima parte[1], seconda parte[2]” (AUDIO Review AUDIO Review n° 252-3, dicembre 2004, gennaio 2005, © Ed. AudioVideoTeam soc. coop./già Technipress) in seguito alla constatazione che purtroppo quasi nulla è cambiato da allora.

L’acustica difatti rimane una materia marginale tanto nel panorama professionale quanto in quello universitario e assolutamente assente da quello specifico architettonico.

Per fare uno dei tanti esempi  possibili di carattere professionale prendo a pretesto il recente bando per l’Arena di Verona scaricabile da questo link  https://www.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=51119   che dopo la sua chiusura il 9 settembre u.s. è in attesa di designazione del vincitore.

Il bando titola: Concorso internazionale di idee per la copertura dell’Anfiteatro Romano “Arena di Verona“.

Il contesto progettuale sarebbe da intendersi in prima istanza di carattere archeologico, architettonico e acustico. Invece così non è. Di seguito una breve analisi dei contenuti del bando con un divertissement che mette in graduatoria le parole chiave (radice) di carattere progettuale contenute nel testo del Bando:

  1. .. n° 14
  2. .. n° 9
  3. .. n° 8
  4. .. n° 4
  5. .. n° 3
  6. .. n° 2

La parola acustica è l’ultima, e compare solo 2 volte, e i suoi figli “audio” e “video” non compaiono mai.

Nei criteri (3. LAVORI DELLA COMMISSIONE GIUDICATRICE ED ESITO DEL CONCORSO – Art. 14 – Criteri di valutazione e punteggi) la parola “acustica” è assente.

Nella commissione (3. LAVORI DELLA COMMISSIONE GIUDICATRICE ED ESITO DEL CONCORSO – Art. 13 – La Commissione giudicatrice), sotto elencata, non c’è alcun esperto di acustica.

  • due dirigenti del Comune di Verona di cui uno con funzioni di presidente;
  • un rappresentante dell’Ordine degli Architetti, Conservatori, Pianificatori e Paesaggisti;
  • un rappresentante dell’Ordine degli Ingegneri;
  • un esperto in materia di ingegneria strutturale;
  • un esperto in materia di archeologia;
  • un esperto in materia di architettura.

Ora, tutto questo è la norma.

Per un progettista acustico partecipare a concorsi intrinsecamente“acustici” è un fallimento annunciato da sempre. Ma il punto non è il bando in sé, che evidentemente è solo lo specchio di problematiche basilari che non stanno incontrando la sensibilità di nessuno. Il punto è la non sensibilità che incontra l’acustica quando associata al contesto architettonico.

Non so perché non si fa l’acustica, ma so perché l’acustica non riesce ad esistere.

L’esperto di acustica/architettonica non esiste.

L’unica figura in ambito acustico attualmente rinosciuta in modo ufficiale è il “Tecnico competente in acustica ambientale” (TCiAA – lo sono anche io), creata con la Legge 447/95 e con le successive leggi regionali per operare in ambito strumentale (misurazione) e redigere le relative documentazioni di impatto acustico ambientale. Nella L. 447/95 si indica in modo indiretto che tale figura “può fornire indicazioni sugli interventi da mettere in atto per il raggiungimento dei limiti di legge[3]”. Da qui ne è conseguito, per brutale estensione, che questa figura potesse operare anche progettualmente. Ed infatti, nei Concorsi di progettazione architettonica in ambito acustico, i Bandi più lungimiranti (!) contemplano all’interno delle Commisioni un TCiAA come “esperto di progettazione acustica”. Ma tale incarico è improprio, un TCiAA è esclusivamente, come normativamente previsto, un “tecnico rilevatore strumentale” e infatti può non avere alcuna formazione progettuale, né di tipo universitario, né superiore (un TCiAA può essere anche un ragioniere, un perito agrario, un chimico o un biologo).

Il progettista acustico non esiste.

L’acustica, ho avuto modo di scriverlo, è architettura in sé. Non è scindibile. Non può pertanto esistere una figura acustica generica. Può esistere solo una figura progettuale specifica, architetto o ingegnere, specializzata in progettazione acustica.  Allo stesso modo l’acustica non può essere contenuta e insegnata all’interno della sola Fisica Tecnica, perché finirà per essere sempre marginalizzata in quanto la fisica tecnica è mondo impiantistico, prevalentemente ingegneristico. Ein questo contesto “non-architettonico” prevarrà, fisiologicamente, sempre la Termica, con l’Illuminotecnica e l’Acustica a contendersi il poco spazio rimasto. Ma mentre l’Illuminotecnica può rimanere ambito “ingegneristico”, in quanto la luce segue la forma e la commenta, l’Acustica è invece architettura in quanto determina e crea la forma. L’acustica è prima architettura che ingegneria, e se in tutti questi anni non si è trovata sensibilità alcuna è solo e solo per questo equivoco di senso logico/progettuale. Allora l’esclusione dell’Acustica dal bando dell’Arena di Verona è solo una logica conseguenza dell’attuale stato di fatto, e la figura  del “progettista architettonico/acustico difficilmente troverà Commissioni sensibili alla “progettazione acustica” in quanto non esistono, se non in rarissimi casi, Commissioni in grado di valutare il suo operato . E’ evidente il buco teorico, operativo e didattico e formativo.

Non c’è uscita, il problema è circolare. Da un lato esiste la figura del TCiAA e dall’altra quella dell’ingegnere che tratta l’acustica architettonica come fosse una “lavatrice”, entrambe figure professionali, non per colpa ma per formazione, non sanno nulla o troppo poco di “forma” e quindi di architettura.

Eppure tutto questo sembra lontanissimo dalla coscienza dei nostri legislatori. Non a caso nel Decreto Legislativo attuativo di semplificazione delle procedure autorizzative in materia di requisiti acustici passivi degli edifici di prossima pubblicazione si prevede la redazione di un progetto acustico.

<<La relazione di progetto acustico è il documento attestante che i progetti rispettino i requisiti acustici passivi degli edifici, e ne indica le informazioni che devono essere riportate al suo interno. Tale documento deve essere redatto da un tecnico competente in acustica ambientale.[4]>>

Piove sul bagnato. Di nuovo al TCiAA si conferiscono PER LEGGE competenze progettuali senza alcuna garanzia di preparazione.

Ribadiamo che è fondamentale, prima di dare compiti progettuali ad una figura di formazione tecnica strumentale quale quella del “Tecnico Competente in Acustica Ambientale” che non ha alcuna competenza progettuale certificata, creare e legittimare la figura del PROGETTISTA ACUSTICO attraverso corsi di laurea specifici e/o master dedicati alla PROGETTAZIONE ACUSTICA. L’Acustica ambientale non ha nulla a che fare con la progettazione acustica, tantomeno un tecnico abilitato alla misurazione può essere in grado di gestire un progetto acustico/edilizio. La PROGETTAZIONE ACUSTICA è una materia a sé, che non accetta semplificazioni né scorciatoie che deve essere insegnata a livello universitario in modo specifico per formare figure professionali specializzate e non generalizzate, né tantomeno derivate dalla figura del TCiAA. Per dare la misura di tale assenza in termini di formazione e quindi di specializzazione si sottolinea che nessuna facoltà di architettura in Italia ha attualmente un corso di PROGETTAZIONE ACUSTICA specifico e monotematico.

 

Acustica e Architettura

L’acustica modella l’architettura e non viceversa, come invece può accadere per le altre branche. L’acustica è forma e non può rinunciare a questo fondamentale input e appiattirsi “solo” sui materiali e sulle elettroniche. Tralasciando in questa sede la portata del concetto generale per il quale scopriamo che l’acustica è forma (!), ma tenendolo bene a mente, questa disfunzione di fondo, come precedentemente detto, determina un’assenza di una figura acustica completa che possa progettare acusticamente, che sulla base di una formazione specifica insegni a dare forma ai numeri, correlazione, quella numerico/formale, mai tanto interconnessa quanto in acustica. Ne consegue che la maggior parte delle attuali architetture a carattere acustico siano caratterizzate da una performance acustica definita per conseguenza e non per input iniziale. In questi casi è evidente che la progettazione sia solo architettonica e che l’acustica sia a margine, senza poter determinare scelte formali in input capaci di controllare il processo progettuale in tutte le direzioni acustiche, quindi architettoniche. Sarebbe invece opportuno che il processo fosse inverso.

Questa situazione determina molto spesso:

  1. Piani urbanistici che ratificano lo stato acustico e non lo modellano
  2. Auditorium che non suonano
  3. Teatri afoni
  4. Cinema non isolati
  5. Aule non intelligibili
  6. Aeroporti rumorosi
  7. Supermercati rimbombanti
  8. Ristoranti assordanti
  9. Case “comunicanti”
  10. Assi viari frastornanti

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La ricaduta sociale relativa all’assenza di una figura acustico/architettonica è evidente. Si chiede ad altre competenze di svolgere un ruolo che non compete loro e a questo si aggiunge una progettazione che, non potendo regolare l’input acustico sin dall’inizio, si attiva al termine, quando il dato formale è ormai intoccabile (il concetto si ricollega anche all’impossibilità per l’acustica architettonica di passare per una progettazione di Massima; nella definizione della migliore forma la progettazione acustica deve essere sin da subito almeno Definitiva).

Il progettista acustico architettonico deve contenere il progettista acustico e non viceversa. Il progettista acustico archittettonico è colui che ha a che fare con elementi di carattere edile e infrastrutturale che per connotazione dimensionale e formale sono elementi contenitori di tutti gli altri annessi acustici, le cui caratteristiche si elencano più in basso. Quindi la caratteristica prima di un progettista acustico architettonico è la competenza edile e infrastrutturale quindi architettonica e ingegneristica.

  1. Progettazione architettonica/ingegneristica

Il progettista acustico architettonico deve quindi sapere di:

  1. Progettazione strutturale
  2. Progettazione impiantistica
  3. Modellazione 3D
  4. Elettronica
  5. Misurazione
    1. Ambientale
    2. Anecoica
    3. elettronica
  6. Sistemi di altoparlanti
  7. Diffusori attivi e passivi
  8. Materiali
  9. Forme
  10. Tecnologie
  11. Software
  12. Simulazione e calcolo

Tutte queste componenti qualificano, attraverso la quantificazione, la migliore performance del dato architettonico. Pertanto devono entrare in gioco sin da subito. Il progettista acustico potrà naturalmente ricorrere a specialisti, ma finché non sarà formato adeguatamente guiderà un vascello vuoto nella tempesta per poi chiedere aiuto alle barche che forse incontrerà.  Lo salveranno ma la barca affonderà.

L’Acustica non sopporta la settorializzazione e non accetta la semplificazione, eppure ad oggi l’acustica è settorializzazione e semplificazione. Lo è perché lo è dovuta essere in ragione di un approccio tecnico vetusto e che in passato poteva essere “solo” settoriale e semplificato a fronte di mezzi “analogici” che non permettevano indagini più sottili e affini alla percezione reale del fenomeno. Fenomeno che peraltro evolve anche percettivamente. Oggi è un’Acustica che è ancora la diretta derivazione delle tecnologie di calcolo del passato. Oggi l’Acustica (leggi anche legislatore) deve recepire la tecnologia attuale per sfruttare appieno l’opportunità che questa offre in termini di controllo reale del fenomeno, rappresentandola sempre più nella sua complessità e non nella sua semplificazione. La normativa deve seguire la tecnologia e aggiornarsi a ciclo continuo e affiancare l’evoluzione percettiva dell’uomo, ormai digitale.

L’acustica è progettazione specifica e interagisce in modo diverso perché non può contare su parametri costanti. In acustica tutto è variabile. La percezione è variabile (musica, voce, rumore, ecc…) e conseguentemente lo sono altrettanto le destinazioni d’uso (auditorium, teatri, sale di registrazione, camere anecoiche, sale mediche, sale d’aspetto, conferenze, ristoranti, ecc…). Quindi in acustica si deve parlare di “progettazioni”, al plurale, e ognuna di queste deve essere sviluppata su basi specifiche e non standard. La variabile è poi anche interna al contesto acustico specifico. Tanto per fare un solo esempio, un auditorium per la musica orchestrale non amplificata, potrà essere calibrato per la musica rinascimentale, barocca o contemporanea. All’interno di una singola corrente troviamo Franz Joseph Haydn (Rohrau, 1732 – Vienna, 1809), Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 1756 – Vienna, 1791), Ludwig van Beethoven (Bonn, 1770 – Vienna, 1827), Gioacchino Rossini (Pesaro, 1792 – Parigi, 1868). Per poi arrivare a Richard Strauss (Monaco di Baviera, 1864 – Garmisch-Partenkirchen, 1949). Tutti loro rappresentano uno stimolo musicale diverso. Se si attivasse una progettazione architettonica acustico/musicale realmente finalizzata a questi musicisti sarebbero richieste forme, dimensioni e materiali dedicati in funzione di tempi di riverbero e indici specifici. Infatti ognuna di queste musiche è nata in ambienti specifici, molto differenti tra loro.

 

Conclusioni acustiche

Si fa una breve digressione logica di carattere minimale, esplicativa del reale contesto in indeterminazione in cui versa “necessariamente” l’acustica mancante di quella accezione “progettuale” che le permetta di esere governata complessivamente e non parcellizata in mille rivoli che non le permettono mai di andare a sistema, fisologicamente affrontata per specificità e particolarità, e non per complessità.

Se c’è troppa luce ci si può mettere gli occhiali, allo stesso modo se fa troppo freddo ci si può vestire in modo opportuno, acquisendo in entrambi i casi anche un valore estetico aggiunto, ma se c’è troppo rumore non lo si può silenziare con le cuffie. Può sembrare una digressione per certi versi solo d’effetto, ma all’atto pratico è concreta e razionale. La problematica tecnica del silenziamento attivo è in continua evoluzione. Ad esempio la tecnologia attuale propone cuffie controreazionate capaci di discernere selettivamente tra rumore e suono. Lo fanno anche i telefonini attuali che rimuovono il rumore ambientale per rendere più intelligibile la voce immersa nel frastuono del traffico cittadino. Ma è certo che, escludendo gli ambiti specifici (lavoro, salute, ecc…), in ambito sociale generale non è immaginabile l’uso quotidiano e generalizzato di apparecchi acustici di protezione. O quantomeno non sarebbe auspicabile non essendo l’obiettivo sano da puntare. Allo stesso tempo se le cose dovessero continuare ad andare nel verso odierno, quindi peggiorare, l’intervento acustico attivo sarà comunque una soluzione che potrà anche avere delle applicazioni più estese, generalizzate e perfezionate. Da un lato sarà opportuno che le tecnologie ricerchino sempre con maggiore incisività soluzioni sempre più sostenibili. Ma dall’altro sappiamo anche che l’intervento più sofisticato di attenuazione/discernimento/isolamento del rumore non riesce a non incidere pesantemente sullo stato percettivo naturale. L’incidenza percettiva è anche superiore a quella che si avrebbe operando con problematiche analoghe sugli altri sensi. L’esempio appare chiaro già in termini esperienziali comuni a tutti noi. Quindi appare altrettanto chiaro che se da un lato la tecnologia sta normalizzando casi una volta ritenuti eccezionali, dall’altra è anche il mondo sociale a dover attivare soluzioni eccezionali per se stesso per migliorare alla radice le proprie condizioni di vita. La sostenibilità della difesa dal rumore quotidiano è ottenibile efficacemente agendo alla fonte, e in questo c’è tutta la drammatica evidenza di un problema che avanzando si fortifica e si evolve/involve da psicoacustico a fisioacustico (nel senso di acusticamente fisiologico). Il rumore è un po’ come lo smog, passa ovunque e non è facile pensare di andare in giro con apparati filtranti su naso e bocca.

Quanto sin qui esposto in qualche sua parte potrà apparire come una notazione prettamente tecnica ma, riprendendo quanto già detto in precedenza in relazione alla sempre più cogente necessità di dare forma ai numeri, è evidente che la ricaduta di un diverso atteggiamento “acustico/progettuale” sia enorme in termini di comunicazione. La forma è comunicazione esplicita, è quindi estetica e qualità della vita. La progettazione acustica è quindi materia specifica e necessaria a governare la qualità ambientale da lei dipendente alla fonte, nella migliore gestione possibile del rapporto tra forma e materia, tra spazio e confinamento.

E, a chi volesse vedere in questo processo di formazione acustica una banalizzazione del dato formale, si ricorda che i numeri sono quantomeno tanti.

 

Marco Valerio Masci

 

[1] http://www.audioreview.it/tecnica/articoli/lauditorium-di-roma.html – © AudioVideoTeam soc. coop.

[2] http://www.audioreview.it/tecnica/articoli/lauditorium-roma-seconda-parte.html – © AudioVideoTeam soc. coop.

[3] L.R. 03 Agosto 2001, n. 18 Art. 19 – Valutazione previsionale del clima acustico – comma d)           lo stato previsionale acustico dei luoghi dopo la realizzazione dell’opera, con l’eventuale indicazione degli interventi idonei a ricondurre i livelli sonori nella classe di appartenenza dell’opera stessa nonché una stima dei costi per la loro realizzazione.

[4] http://www.edilportale.com/news/2016/10/normativa/requisiti-acustici-degli-edifici-quasi-pronte-le-nuove-regole_54459_15.html

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