meno peggio/più meglio
A forza di votare il “meno peggio” si arriva al “peggio assoluto”.
Il “peggio” non lo vuole nessuno, mentre il “meno peggio” è il modo per giustificare a sé stessi una scelta minimamente inaccettabile, ma di minimamente in minimamente si arriva al massimamente inaccettabile. Il “meno peggio” è sul momento una scelta sensata, ma in prospettiva è l’alibi per una scelta autolesionista. Sommando il momento con la prospettiva il “meno peggio” diventa manifesto della “scelta ipocrita”.
Se c’è alternativa il votante è ipocrita, se non c’è lo è il proponente.
Al “meno peggio” non può fare da contraltare il “più meglio” perché è sgrammaticato, ne consegue che l’uomo è il linguaggio che lui stesso crea.
Di qui Mark Twain, se votare servisse a qualcosa non ce lo farebbero fare.
Marco Valerio Masci
Foto di testa: Marco Valerio Masci, “meno peggio/più meglio”, fotografia digitale (Canon DIGITAL IXUS 400), 12 aprile 2007, GRA.
One thought on “meno peggio/più meglio”
Usually I do not read article on blogs, however I wish to say
that this write-up very forced me to try and
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Thank you, quite nice article.
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