Per vedere l’effetto che fa
Se tutti stanno a casa il virus muore. Estremizzando, se tutto il mondo stesse a casa il virus morirebbe in 15 giorni. Sarebbe stato così se non ci fossero stati gli “asintomatici”, la “positività persistente” per tempi ancora indeterminati e il “ritorno della positività”, in qualche caso anche recrudescente. Variabili impazzite che indeboliscono gli effetti propedeutici del lockdown. Allora è chiaro, la clausura è condizione necessaria ma non sufficiente. Non basta. Quando uscirai, se sarai asintomatico trasmetterai il virus, se ti ritornerà peggio. Se tutti rimanessero per sempre a casa nessuno trasmetterà il virus oltre i propri confini relazionali “resistenti”. Ma sarebbe una “resistenza” iniqua. Non si può rimanere sempre a casa. Si deve uscire, non solo perché non si potrà stare in clausura per sempre, ma “per vedere l’effetto che fa”. Non per cinismo, né per citazionismo, ma per capire quel che non sai se non crei le condizioni per sapere. Allora si esce e si vede. Si esce piano, di soppiatto, scaglionati e si monitora, minuto per minuto. La situazione evidentemente è seria. Lo è talmente che diventiamo necessariamente cavie di noi stessi. Lo è talmente che da mesi il nostro Stato, che tutto è tranne che lungimirante, sta realizzando decine di migliaia di posti per la terapia intensiva, e lo stesso stanno facendo gli altri stati. E i “distratti” gridano all’inefficienza governativa, quando la luce in fondo al tunnel potrebbe essere l’uscita o il faro di una motobomba contromano…
Marco Valerio Masci
Foto di testa: Marco Valerio Masci, “Vedere l’effetto che fa”, fotografia digitale (Samsung Note 4), 23 febbraio 2020.