Radiazione

Radiazione

È sorprendente constatare come la maggior parte delle persone prendano in considerazione solo elementi a sostegno delle proprie tesi e non comprendano che la sostenibilità di una tesi dipende proprio dall’insostenibilità degli elementi contrari. Non si può prescindere dagli elementi svantaggiosi per comprendere quelli vantaggiosi che assumono valenze eventualmente utili solo se contrapposti ad analisi e considerazioni alternative. Invece, tipicamente, si ha paura di frequentare “altri concetti” ritenuti avversi a priori non accorgendosi che è solo il pregiudizio a guidare la nostra ragione. E’ razzismo del ragionamento. Peraltro ciò che è a noi affine è per noi “già spiegato”, è ridondanza di sé.

Se continuiamo a dirci che il fuoco brucia non ci accorgeremo che non nuoce solo, ma cuoce anche. Incedere che impedisce di vedere altro. Si rimane nel proprio orticello, che sarà anche giusto e bello, ma non lo sapremo mai senza osservare quello del vicino. Cosa osta? Ciò che conosciamo è già noto quindi nostro, che senso ha riconfermarcelo continuamente senza passarlo per la verifica degli opposti, delle diversità? Non basta essere acciaio per essere coltello, ci si deve forgiare.

Sentirsi intelligenti e forti attaccando stupidi e deboli

Ogni riferimento a Gramellini è puramente casuale, è solo un esponente di spicco, in realtà gran parte dell’umanità applica questo ignobile paradigma. Si individua uno stupido e ci si sente intelligenti, ma è bene sapere che quell’appagamento è a gratis. E, senza accorgercene, ridendo dell’altro nostro omologo “stupido” (non potente),  sanciamo il nostro essere “popolo bue”, popolo da deridere, da soggiogare e non da coinvolgere, popolo animale che pertanto non capisce. E’ il potente che deride il popolo (non è il popolo che deride il potente che è satira) che si illude di essere potente anche lui. Tutto il periodo Draghi si regge su questo paradigma relazionale.

E così tutto il mondo ha paura del dibattito quando la questione si fa seria, che è un paradosso visto che il dibattito sarebbe utile proprio quando le questioni si fanno serie. Si ha paura di essere “stupidi”. L’altrui pensiero mozzica, destabilizza a tal punto da utilizzare il termine No-Vax in modo deformato, strumentale e offensivo, termine che il sapiente giornalismo utilizza smodatamente senza dubbio alcuno sul significato dello stesso. Treccani definisce No-Vax <<Chi, che è contrario alla vaccinazione e, in particolare, al fatto di sottoporre la popolazione infantile alla profilassi vaccinale;>>. È evidente che questa definizione non abbia alcuna attinenza con i No-Vax del Covid, i quali sono nella stragrande maggioranza plurivaccinati da sempre per altre malattie. Ed è già da qui che viene messa in atto una forzatura per amplificare in modo eversivo una piccola minoranza che non se la sente SOLO di vaccinarsi contro il Covid, non contro tutti i vaccini storici, pluritestati e pluriapplicati.

Vediamo di ragionare brevemente e diversamente la questione “politica” della pandemia nostrana.

Quando insediarono Mario Draghi ebbi un brivido, non per la figura in sé, ci mancherebbe, ma per quel che rappresenta in relazione al momento storico che stiamo vivendo. Non scelsero un esperto di medicina, come ad esempio  il Premio Nobel Mario Renato Capecchi, peraltro genetista[1], ma  uno dei più grandi esperti di economia teorica e operativa. Ritennero, evidentemente, che la questione non fosse né sociale (in fondo il predecessore Giuseppe Conte aveva fatto un ottimo lavoro, né medica), ritennero fosse tutta e solo economica. Ora, non ci si può stupire di come agisca Draghi, del suo essere “draGoniano”, del suo operare in automatico quando l’economia vive di diktat, di certezze, di valori assoluti utili a vendere al meglio il “mercato”. Ciò era tacito. Il non tacito era nel non detto, nel risvolto. Se puntavano sull’economia significava solo che o buttava bene o buttava male:

1) il virus sarebbe stato controllato ed era quindi già passato;

2) il virus non sarebbe mai passato e sarebbe stato anche peggio, e allora nel dramma non ci rimaneva che puntare cinicamente sull’economia. 

Non c’era e non c’è ancora contezza di una cosa o dell’altra, entrambe le cose potevano e possono essere. E sono tante le cose che non tornano.

Partiamo da un assunto. Ci sarà sempre uno zoccolo duro di resistenti, di persone che lecitamente non si fidano di ciò che viene chiesto loro di fare. Anche se obbligati. E questo lo sa chiunque abbia fatto un minimo di statistica applicata ai comportamenti (eppure tutti i media statistici non si esprimono). Qualunque sia l’offerta, anche se regalassimo 100 mila euro a tutti, ci sarebbe sempre qualcuno che non li prenderebbe perché “non si fida di noi” o sente di “non averne bisogno”, concetti opposti, negativo il primo, positivo il secondo. E questo lo sa benissimo il Governo, eppure continua nella direzione della caccia alle streghe (non vaccinati). Ed è anche per questo che si va in direzione dell’obbligo non potendo realmente esercitarlo in modo totalizzante, a meno che non si voglia esercitarlo con la forza, condizione che in un paese democratico si commenta da sola. Quindi qual è l’obiettivo di tanta pressione governativa? Spuntare un punto percentuale su quel fisiologico, naturale e risibile 10% di resistenti? Spuntare quel punto minando il legame sociale, reprimendo, minacciando, mandando sul lastrico persone che, ripeto, non cambieranno idea nemmeno di fronte ad un fucile? Qual è la ratio di additarli al punto di trasformarli in untori quando sappiamo benissimo che la loro incidenza sulla diffusione del virus è nulla? Siamo sicuri che il problema sia che non riescano a capire le banalissime e semplicissime comunicazioni che ogni giorno gli organi di informazione propongono? Forse sarebbe il caso di farla finita di trattarli come fossero dei minus habens e forse si capirebbe qualcosa di più sulle loro perplessità e resistenze che, dal mio punto di vista di vaccinato, sono assolutamente lecite e rispettabili e il capirle aiuterebbe anche il fronte di chi non ha assolutamente dubbi. Come può una sparuta e medicalmente innocua minoranza fare tanta paura? Allora le loro perplessità sono vere? Quando tutto sembra non avere senso evidentemente il senso è un altro.

Indaghiamo questo altro senso ammettendo anche questioni e domande banali.

Il Ministro Speranza ha mostrato un grafico per dimostrare l’importanza del vaccino per gli ultimi rimasti che potrebbero mandare in sovraccarico le terapie intensive.

Ebbene, come mostra il calcolino (sotto al grafico governativo) il potenziale massimo dei non vaccinati che potrebbe andare in terapia intensiva, secondo il trend al momento del grafico, è pari a 1545 persone (ora è anche meno), molto al di sotto dei 8144 posti totali delle attuali terapie intensive.  E anche mettendo dentro il trend di tutte le TI si arriva ad un massimo di 1772 persone (e da marzo inizierà l’attenuazione).

Appare chiaro che “governativamente” preferiscono dare valori parziali pesati (su campione) e non numeri totali. Il motivo non è da sapere. È certo che dare i dati in questo modo non permette ai più di risalire al dato totale che renderebbe lo scenario meno critico di quanto si vorrebbe far credere.

Inoltre, il grafico dice anche un’altra cosa, trascurata anch’essa dai media e sicuramente altrettanto importante, ossia che non c’è praticamente differenza tra “Vaccinati<4 mesi” e “Booster”, ma questa informazione è graficamente talmente piccola da essere trascurabile per i più. In altri termini il booster non migliora la condizione rispetto ai “Vaccinati<4 mesi”, e c’è solo mezzo punto percentuale che distanzia quest’ultimi dai vaccinati “>4 mesi”. Quindi, visto tale allineamento percentuale, è lecito mettere le tre fasce sotto lo stesso tetto per un valore pari a 3.4% (sempre per 100.000 abitanti).

Poco dopo il grafico del Ministro Speranza scende in campo il fondatore del partito Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista, Pier Luigi Bersani, che a Piazza Pulita rincara la dose <<Finché c’è posto per curare, bene. Se non ci fosse più posto, non sta fuori uno malato di tumore o di leucemia perché qualcuno dice che il vaccino è una roba da ridere. Questo bisogna che lo diciamo.>> Dichiarazione irragionevole  per quanto espresso sopra e sulla base del fatto che i “non vaccinanti di Covid”, si ribadisce, sono una minoranza (10%) il cui peso sulla pandemia è assolutamente risibile. Ce lo dicono da due anni che sarebbe stato fondamentale superare il 70% dei vaccinati per avere una risposta immunitaria capace di minimizzare fino ad azzerare la diffusione del virus. Siamo arrivati al 90% di vaccinati, ma scopriamo che il vaccino svapora ed ecco che quel 10% diventa cattivo e pericoloso invece di capire che quella resistenza è fisiologica oltre che la diretta conseguenza di un fallimento medico e comunicativo. Non ci si fa carico ma si crea il capro espiatorio.

Ma qual è il motivo per cui si vuole rafforzare l’idea di criticità e non quella di tranquillità?

Perché le persone si rilasserebbero e non rispetterebbero più le restrizioni? Non quando la risposta sociale già rasenta il 90%.

Perché c’è in atto una guerra batteriologica che elimina le persone? Non quando è il potere stesso che si sottopone alla somministrazione del vaccino, quindi è escluso che il potere stia agendo contro il popolo poiché sarebbe agendo anche in modo autolesionistico.

Perché il Potere assistito dal governo trae vantaggi nella redistribuzione di equilibri ed economie?  Impossibile per i motivi del punto precedente. L’economia vive del popolo che deve essere sempre al limite della difficoltà ma mai sotto tale soglia altrimenti non “rende”.

A queste domande ne aggiungiamo altre che non trovano risposta perché non le fornula nessuno.

Come mai tanti tamponi positivi e per di più asintomatici? Non è che, come stanno dicendo gli USA (Lab Alert: Changes to CDC RT-PCR for SARS-CoV-2 Testing ), va ricalibrato il criterio di “amplificazione” in funzione delle varianti?

Come mai nei paesi dove c’è stata la più alta somministrazione di vaccini c’è il più alto numero di contagiati in base ai tamponi? Come la precedente.

Che senso ha il tampone per gli asintomatici se poi è stato messo l’obbligo della mascherina che difende più del vaccino (97% sempre Vs 50-95% in 6 mesi)?

Come mai se i giovani non risentono del virus in modo grave devono vaccinarsi visto che ormai le varianti sono oggettivamente predominanti e prossime ad una normale influenza?

Sapendo che per i vaccini le fasi 2 e 3 (circa 7 anni di sperimentazione) sono state necessariamente saltate per motivi di tempo, e sapendo che la fase 4 non sostituisce le fasi 2 e 3, e sapendo che la fase 4 non fornisce indicazioni utili non essendo parametrica, è possibile garantire che non ci saranno effetti collaterali nel tempo? Non credo ci possa essere risposta.

A cosa serve l’obbligo del Super Green Pass per entrare negli esercizi commerciali/teatri/musei quando la mascherina FFP2 protegge più del vaccino e quindi più del SGP? Non tutela ma danneggia solo i commercianti e l’economia in generale.

La domanda delle domande:

A fronte della scarsa efficacia del vaccino e a fronte, secondo il trend attuale, di un non ingolfamento delle TI,  cosa cambierebbe se tutti si vaccinassero?

Peraltro sono tutte domande circolari, una tira dentro l’altra senza chiudere mai il cerchio. E quando questo accade significa che qualcosa non torna. Non ci sarebbero quindi motivi per agire repressivamente come stanno agendo.

La questione è evidentemente più delicata e complessa di come ce la descrivono e non sapendo come invertire la rotta vanno avanti per tentativi e approcci transitori. D’altronde se succede qualcosa di davvero grave l’ultimo che deve saperlo è proprio il popolo. Ma spero di sbagliarmi. Sono solo un architetto, anche se pochi sanno che gli architetti sanno di tante cose, sanno di fisica, di statistica, di matematica, di geologia, di economia, di estimo, di storia, di tecnica, di misura, di sicurezza, di medicina del lavoro, di programmazione, di sociologia, ecc… e sapendo di molte cose sanno anche mettere in correlazione molte cose, cosa che poche altre professioni sono nella condizione di fare e che diversamente possono dare risposte più puntuali internamente al proprio specifico. Detto questo, l’analisi qui effettuata è prevalentemente di carattere politico ed economico, contesti che contengono già, in quanto cartine di tornasole e captatori terminali, tutti gli elementi utili a capire lo stato medico-sociale attuale. Questo anche per dire che si spera che a quelle domande ci possano essere risposte assolutamente esaustive.

Detto questo, se è vero come è vero che non ci sono certezze sugli effetti nel tempo (10-20-30-ecc.. anni), non si può coercitivamente obbligare ma solo esortare comunicativamente, soprattutto quando chi non segue la linea proposta corrisponde solo al 10%.

A margine: la democrazia, e quindi la giustizia, si regge solo attraverso la tutela della pluralità d’espressione e delle minoranze, mai attraverso la repressione e/o la marginalizzazione della stesse, quali esse siano.

Stanno agendo in modo analogico, fuori tempo, arroccati in logiche ottocentesche, gestendo un’informazione che credono ancora esclusiva non accorgendosi che la “ragion di Stato” ha sempre più le “gambe corte” grazie al web che diffonde, propone alternative e da voce a tutti, quindi anche ad altre intelligenze. E non si tratta di fake news, che si elidono da sole e reggono un giorno, ma di informazioni credibili, di persone altrettanto autorevoli, anche interne o affini al sistema stesso, altrettanto e diversamente preparate. In questi casi il paradigma della “verità altra per fini alti” non regge più, emergono chiare e nette le contraddizioni. Ormai si devono dire le cose come stanno, perché presto ci arriva qualcuno, in poco tempo molti e dopo tutti. La parola non è più locale ma mondiale. Le informazioni internazionali ora sono tutte accessibili. E’ una pandemia, non è una questione di politica e TG nazionale.

Di seguito un escursus temporale di alcuni ragionamenti e considerazioni fatti nel tempo che permettono di entrare meglio nella sostanza di quanto accaduto fino ad oggi.

Marco Valerio Masci

Foto di testa: Marco Valerio Masci, “Radiazione ultravioletta”, fotografia digitale (Sony DSC-P52), ‎28 dicembre 2016, Trevignano.

“BUGIARDINO” DI UN VACCINATO

17 marzo 2020 – Lo  smart working sta incidendo positivamente su traffico e qualità dell’aria, e quindi sulla qualità della vita. Perché possa continuare dovranno abbattere tutti quei “meccanismi” che portano le spese ad essere un’occasione fiscale “furbetta e lecita al tempo stesso”. In altri termini, chi rinuncerà (pubblico o privato che sia) al “materasso” delle spese (affitto, spostamenti, tempo, gestione, ecc…) senza più avere quindi la possibilità di compensare l’eccessiva pressione fiscale in un sistema come il nostro che dell’inefficienza ne fa un “valore”?!?…

20 settembre 2021 – Si dice giustamente che NESSUN vaccino ha mai prodotto reazioni avverse sul medio-lungo periodo, e che per la fase 4 ci sono passati tutti. Danni a medio-termine (non sulle reazioni avverse, sempre possibili) nessun vaccino ne ha mai causati. Morbillo, rosolia, polio, difterite ecc… non sono mai stati registrati effetti a lungo termine per la loro somministrazione. E ancora che a differenza dei farmaci i vaccini non incidono sulla “chimica” ma sul sistema immunitario, peraltro rafforzandolo. Vero ma c’è un ma. I vaccini ci sono di tutti i tipi, antivirali e antibatterici. Gli effetti collaterali ci sono stati e li hanno corretti nel tempo in fase di sperimentazione. Per questo non risultano. Il test nel tempo, che oggi necessariamente manca, si fa con precisi protocolli che controllano lo stato del paziente. Per questo il somministrare il vaccino diffusamente non è un test. Peraltro “Medio termine” va circostanziato. Le reazioni avverse solo il tempo le qualifica. Facciamo un esempio. I casi di trombosi e di miocardite si possono leggere in due modi, causati dal vaccino oppure indipendenti dal vaccino, in altri termini non si possono ora valutare perché non sono irreggimentati dentro protocolli scientifici, ovvero all’interno di un sistema dove monitori il paziente continuamente sapendo clinicamente tutto di lui. Ora, tornando all’emergenza che non permette di applicare protocolli temporali, torniamo a dire che va considerato il rapporto costi/benefici nel tempo, ovvero per chi ha una grande aspettativa di vita, e visto che non è a rischio, il rischio (effetti collaterali) aumenta e il beneficio diminuisce.

Dopo aver fatto la necessaria sperimentazione temporale (fasi 1,2,3,4) si riduce praticamente a zero la possibilità che si possano verificare effetti collaterali, infatti non si verificano (se non in percentuali infinitesime) e dove si dovesse verificare qualche effetto è possibile ricondurlo ad una casistica data dalla sperimentazione (fase 2 e 3) e, quindi, non conteggiandolo come collaterale ma come causale esterna specifica e circonstanziata. Oggi necessariamente la sperimentazione temporale la si sta facendo sul campo, e non è pertanto possibile discernere gli effetti esterni da quelli collaterali. Di conseguenza perché coinvolgere i giovani che hanno rischio praticamente nullo e aspettativa di vita altissima e quando vacciniamo tutti gli altri? Inoltre, sia chiaro, massimo rispetto per chi decide di far vaccinare anche i propri figli minorenni, è un calcolo di rischi/benefici e ogni GENITORE (non lo Stato) lo pesa come meglio crede.

Si sostiene anche che la sperimentazione temporale per i vaccini “storici” è stata fatta in “fase 4”, sul campo, come per il COVID, non prima della diffusione. Diciamo che i risultati sul medio-lungo periodo di quei vaccini lascia presagire che anche per questo sarà così. Quindi al di là delle reazioni avverse (immediate o quasi) non si dovrebbe temere nulla per il futuro. Sulla fase 4 si è generato un equivoco. La fase 4 è quella della diffusione totale del vaccino anti-Covid (fase 1 – prima i medici, ecc…) ma non ha nulla a che fare con la verifica temporale a cui sono stati sottoposti tutti i vaccini prima della loro diffusione. Inoltre dipende anche dalla tipologia del vaccino, quelli influenzali sono molto diversi in quanto mutevoli, motivo per cui i vaccini influenzali vengono fatti solo agli anziani perché a rischio e perché non si è sicuri degli effetti collaterali non essendo appunto verificati né verificabili nel tempo, oltre al naturale calcolo rischi/benefici legato all’età. Inoltre è naturale che i vaccini storici non seguissero protocolli per il semplice fatto che erano appunto in una fase iniziale quindi tutto era sperimentale.

Sulle fasi è opportuno leggere i tempi di fase 2 e 3 https://www.aifa.gov.it/sperimentazione-clinica-dei-farmaci (“Sperimentazione clinica dei farmaci”, AIFA.GOV.IT)

A superamento dell’elusione della fase 2 e 3 è stato redatto il seguente iter https://www.epicentro.iss.it/…/covid-19-sviluppo… (“Sviluppo, valutazione e approvazione dei vaccini contro COVID-19”, EPICENTRO.ISS.IT). Ma va chiarito che questo è il “protocollo d’emergenza” dove il fattore “tempo” è, infatti, la componente che è stata rimossa dal protocollo tipico (link più sopra) dove è possibile leggere i tempi di fase 2 e 3 (non della 4 che non varia). Il punto è che la componente tempo non è compensabile. La parola sperimentazione non c’è. Mi spiego. Il tempo qui non è legato al “fare” ma è in sé e per sé elemento fondante inalienabile, di verifica. Non è come una casa che la costruisci in un anno con 10 operai e con 20 in 6 mesi. Qui non si accorcia il tempo aumentando i “lavoratori”, qui il tempo è in sé e per sé necessario. E dove il protocollo prevedeva anni se poi li togli perdi solo possibilità di accertamento. Non è una eliminazione indolore, poi si va a tentoni. Ora, deve essere chiaro che è stato necessario rimuovere il tempo dalla verifica, e la questione, come per tutte le cose, è quindi sempre regolata da “costi/benefici” a loro volta sulla “aspettativa di vita”. E detto questo, perché quel 10% che non si fida va demonizzato e etichettato quanto peraltro è anche fisiologica una tale percentuale di resistenza? Diciamo quantomeno che la scienza in questo caso è costretta a ricorrere all’ottimismo che è un bell’ossimoro evidentemente necessario ma almeno non applichiamolo sui giovani che appunto sono a zero rischio (interessante in questo senso quanto detto dall’endocrinologo Giovanni Frajese nel suo intervento al Senato che riassume molte delle criticità cui esposte e che pone la criticità della non previsionalità in modo particolare sulle adolescenti – Giovanni Frajese al Senato hd – YouTube ).

A fronte di tutto ciò sono molti i virologi ed epidemiologi che continuano ad affermare che i vaccini sono stati ampiamente testati quando appunto mancanti della verifica temporale che non era fisiologicamente possibile fare (le fasi 2 e 3 che richiedono complessivamente da 5 a 7 anni, che poi sarebbe uno dei motivi reale per cui sarebbe possibile rendere obbligatori i vaccini), ma il fatto che fosse impossibile farla non rende lecito affermare che i vaccini siano stati testati né che siano esenti da rischi nel tempo. Peraltro ci si appella lecitamente all’assenza di protocolli per invalidare la livermectina ma poi sui vaccini ci si dimentica che i protocolli più importanti non sono stati applicati. Insomma, quando fa comodo e quando no, “quando a tordi e quando a grilli”, modus operandi che appiattisce tutti i livelli, politici e medici, elevando il sospetto dell’unico e solito fine, la “convenienza”, peraltro dando man forte agli “eretici”. Un minestrone davvero difficile da comprendere e quindi da digerire.

Sono molte le cose incongruenti che a distanza di quasi 2 anni non trovano più giustificazione. Ed è strano perché se non si sa che pesci prendere, ossia non si sa gestire a pieno una situazione, ovvero la si gestisce in parte e in parte sfugge, tutto si fa tranne che creare le condizioni per agevolare la parte che sfugge. Ovvero si cerca di mantenere ancora una condizione di allerta, si fanno fare i vaccini sapendo che coprono in gran parte, si mantiene l’uso delle mascherine anche all’aperto, insomma, si mantiene sotto controllo la situazione dando più peso alla parte che non si riesce a gestire e non a quella che si gestisce. In fondo si manterrebbero precauzioni minime, le mascherine, e quindi non si ostacolerebbe il lavoro. Invece che cosa si fa? Ci si inventa il Green Pass che è un lasciapassare del virus e non certo uno strumento di contenimento visto come si comporta il vaccino e tutte le sue varianti. Infatti il Green Pass nasce solo per aggirare l’impossibilità di rendere obbligatorio il vaccino la cui efficacia non può essere garantita in termini di rispetto del protocollo scientifico di approvazione, quindi ciò che non è garantito proceduralmente non può essere imposto (se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto le persone chiederebbero i danni allo Stato). E allora si entra dalla “finestra” e si attiva il Green Pass che però presenta tutta una serie di problematiche operative, tra cui il controllo che può essere demandato solo a pubblici ufficiali, cosa che non sono tipicamente i Datori di Lavoro.  Allora si usa la leva del ricatto, non controllo ma se non fai il Green Pass ti licenzio. Allora si dice che in fondo si può scegliere di non vaccinarsi e fare il tampone che, trascurando il fatto che è pure poco attendibile, e trascurando pure il fatto che si somma non attendibilità (vaccino) a non attendibilità (tampone), che statisticamente significa che lo scenario è indeterminato, che infine significa che lo Stato da la possibilità ai ricchi di non vaccinarsi e non ai poveri che mette contro il muro della “fame” (benché il prezzo sia stato calmierato a 8 euro per 12-18 anni e 15 euro per gli adulti). Bello Stato di Diritto questo. Molto democratico. Che Draghi ottenga risultati è fuori discussione, ma i metodi sono sempre quelli liberisti nel senso più demo-fascista del termine (sempre che ci possa essere un liberismo di sinistra).

È un fatto che il vaccino non copra sufficientemente bene, ne consegue che e il Green Pass sia un “Cavallo di Troia”, un “Boomerang”, che alimenterà la circolazione del virus e delle sue varianti che potranno tornare a rafforzarsi o andranno a scemare. Ma perché correre il rischio di rafforzarle con il Green Pass?

Purtroppo, per qualche motivo che non si comprende, si da eco ai No-vax facendoli apparire molti di più di quanti non siano in realtà quando invece sono una sparuta minoranza. Facendo due conti partendo dai dati forniti da Sky TG24 (dati del 25 settembre 2021) a distanza di 20 giorni emerge che i non vaccinati reali (quelli che lo avrebbero proprio scelto, ed escludendo quelli sotto i 18 anni) sarebbero circa il 6% della popolazione italiana, senza “sconti” (salute, logistica) arriviamo all’8%, e ci mettiamo dentro proprio tutti (escluso solo i bambini sotto i 10 anni) arriviamo al 25%. Allora la domanda è; se l’immunità di gregge si raggiunge quando sono stati vaccinati il 65-70% della popolazione, dove sta il problema dei NO-VAX? E dove sta l’esigenza del Green Pass visto che all’immunità di gregge si aggiunge la criticità della copertura limitata del vaccino sulle varianti rendendo il Green Pass uno strumento per dare via libera appunto alle varianti stesse?

Per l’immunità di gregge finché c’è un agente infettivo (e la variante indiana lo è molto più della prima versione) quello attaccherà chiunque non abbia difese, ne consegue che l’immunità di gregge non sia raggiungibile per le varianti. E allora perché ci hanno raccontato dell’immunità di gregge? E come è compatibile questa condizione con il Green Pass? Infatti ora alcuni virologi istituzionali sostengono che nel caso dei virus “influenzali” l’immunità di gregge non conta a causa appunto delle varianti. A maggior ragione il Green Pass sembra un lasciapassare e un fortificatore della varianti. Evidentemente le varianti sono ritenute deboli e quindi facilmente contenibili, altrimenti davvero il Green Pass sarebbe un boomerang. Si diventa untori grazie al Green Pass.

Uno scenario del genere significa solo una cosa. Escludendo che non stiano scherzando con la vita della persone, saprebbero evidentemente bene che il pericolo reale è passato e allora si può giocare la “carta dell’economia speculativa”. Che sarebbe un sollievo ovviamente.

15 ottobre 2021 –  E’ bene (visto il contesto altamente delicato e serio in cui si inserisce che tocca profondamente tutti, simpatici o antipatici) cercare di non scambiare l’esercizio della sintesi e del paradosso necessari alla satira con qualcosa di più articolato. Ci provo descrivendo alcune zone d’ombra e ponendo alcune domande che ad oggi potrebbero apparire “retoriche”.

(necessariamente in maiuscolo le “titolazioni”)

UN CONTO È L’EMERGENZA E UN CONTO QUANDO ESCI DALL’EMERGENZA

Oggi, stando ai dati e alle notizie, staremmo uscendo dall’emergenza.

UN CONTO AVERE O NON AVERE PER NIENTE IL BUGIARDINO

Il vaccino non contiene alcun bugiardino perché non può contenerlo.

UN CONTO È SAPERE O NON SAPERE A COSA SERVA UN BUGIARDINO

Le case farmaceutiche (dopo test severissimi e anni di somministrazione dei farmaci a campioni specifici, animali e umani) sono sicure al 99.9% della validità del farmaco che commerciano, pertanto devono solo tutelarsi da quel piccolo 0.1% che non riusciranno fisiologicamente mai a controllare essendo la natura umana più complessa di qualunque test. Quindi il bugiardino è un lecito scudo legale rispetto all’imponderabile, ne consegue che nel caso di un “farmaco e/o vaccino” testato solo in parte l’imponderabile sia preponderante, motivo per cui non c’è nemmeno il bugiardino e motivo per cui non possono rendere il vaccino obbligatorio.

UN CONTO È UN VACCINO CHE HA SUPERATO TUTTI I PROTOCOLLI E UNO CHE NE HA SALTATI 2 (FONDAMENTALI) SU 4

I protocolli da superare sono 4, il 2 e 3 richiedono ben 6-7 anni. Ovviamente nel caso del vaccino anti-Covid, non potendo disporre di questo tempo, il 2 e 3 sono stati saltati, il che significa che non si sa nulla degli effetti a lungo termine. Quindi, la scelta di vaccinarsi o meno è dettata dal rapporto “costi/benefici”, rapporto che varia in funzione dell’aspettativa di vita di ognuno di noi, valore assolutamente personale e insindacabile, soprattutto per i giovani. Purtroppo il quarto protocollo (diffusione del farmaco) da solo non è significativo, protocollo che ha senso solo e solo a fronte dei protocolli 2 e 3 che danno indicazioni utili in funzione appunto del protocollo 4. Peraltro se il solo test della diffusione fosse probante l’omeopatia sarebbe un farmaco e non una caramella.

UN CONTO È UN VACCINO IMMUNIZZANTE E UN CONTO UNO NON IMMUNIZZANTE

Significa che il vaccino di oggi serve a poco per le varianti (si dice al 50%, che è come tirare la monetina) che, man mano che si trasformano, diventano sempre più indifferenti al vaccino. Ed è quello che sta accadendo. In altri termini significa che l’immunità di gregge non si raggiunge mai.

Detto tutto questo, io mi sono vaccinato ma non me la sento di non comprendere chi non si vaccina perché statisticamente ha gli stessi motivi miei ma opposti (ed è una minoranza). Io vedo il mezzo bicchiere pieno e lui vuoto. Peraltro questo “Lui” è in netta minoranza rispetto a me, una minoranza per di più trascurabile almeno rispetto alla tanto paventata e ormai raggiunta immunità di gregge. E non me la sento nemmeno di appoggiare il green pass perché un governo che non riesce a convincere le persone durante un’emergenza (se lo è ancora..) è quantomeno sospetto perché di argomenti sensibili ne avrebbe tantissimi; e invece non spiega ma impone subdolamente. Inoltre, considerando che non sarà mai fisiologicamente raggiungibile il 100% dei vaccinati e considerando che siamo ormai all’85% di vaccinati (esclusi bambini e giovani, che sono immuni, e casi particolari), cosa si vuole raggiungere? L’irraggiungibile?!

Inoltre il green pass non fa altro che acuire la divisione sociale, che comprenderei se fosse dettata da una reale spaccatura del paese, quando qui il rapporto tra “guelfi e ghibellini” è 85 contro 15, e, sarà per la mia innata necessità di difendere deboli e minoranze, ma questa guerra mi sembra leggermente sbilanciata e, nonostante sia bivaccinato e possessore di green pass, mi viene da schierarmi in difesa di questa minoranza creata ad “arte”. 

Ci sono  tante altre domande su cose poco comprensibili. I diagrammi dell’andamento della diffusione della pandemia non distinguono tra Covid e varianti sulle quali peraltro dicono molto poco. In questo minestrone di dati non è possibile discernere e risalire all’incidenza di uno e dell’altro, e siccome le varianti sembrano essere molto meno pericolose è evidente quanto sia importante capire la loro incidenza e distribuzione. Va da sé che questa non chiarezza non sia accettabile soprattutto ora che sembra si stia uscendo dalla pandemia. Perché omettere questi dati?

Perché dividere il mondo in eroi e pavidi, sono persone, peraltro, e qui sta il punto, si sapeva che ci sarebbe stata una parte “resistente”. E l’altro punto è che questa parte è ininfluente ai fini della pandemia, e allora perché additarli e vessarli? Inoltre lasciamo stare gli “slogan” peraltro molto strumentali e ingigantiti dai media, teniamo fermo il ragionamento sul fatto che chi si è vaccinato ha fatto bene a farlo per sé e per la comunità e che il 15% fa parte di una fetta della comunità umanamente diversa, comprensibile, piccola, trascurabile, che non se l’è sentita e non se la sente di rischiare sulla base di dubbi che tutti abbiamo avuto. E in ragione di quei dubbi, siccome non so se ho fatto bene o no a vaccinarmi, li rispetto e non li porto nella “tomba” con me obbligandoli a vaccinarsi, essendo appunto il loro apporto ininfluente. Che ne facciamo… una questione di principio su effetti collaterali si o no?! Non mi sembra il caso. Quindi, io con la maggioranza ho sentito di correre il rischio anche per quei pochi che sapevo non se la sarebbero sentita e che non avrebbero rappresentato più a loro volta un rischio. Si sta rischiando di fare una questione di principio su una cosa che è legittimamente personale, almeno e soprattutto nei termini percentuali di cui stiamo parlando. Il passo del ragionamento fondamentale è che raggiunto l’85% abbiamo fatto il massimo di quello che potevamo fare (anche rispetto ad altri paesi). E il massimo significa aver raggiunto al condizione di massima sicurezza possibile che non aumenta se anche ipoteticamente arrivassimo al 100% (che, per di più, non raggiungeremo mai). Abbiamo già fatto il massimo, e questo è un fatto scientificamente incontrovertibile. Ergo, il green pass serve ad altro.

Punto di riflessione laterale – l’intelligenza acclarata, quella che una volta si chiamava “di Stato”, quella che a volte brucia Giordano Bruno, si relaziona alla controparte scegliendo sempre e solo argomentazioni stupide, evitando accuratamente di relazionarsi attraverso le espressioni più intelligenti. In pratica l’intelligenza sceglie paradossalmente di confrontarsi solo con la “stupidità” come se la controparte non fosse capace di produrre argomentazioni intelligenti. Questo lo fa l’autoritarismo, non il giornalismo e o la democrazia. Ma da cosa deriva questo modo di non-relazionarsi. Dal porre male la questione. Non esiste né la stupidità né l’intelligenza, esiste la conoscenza e con essa il ragionamento che è l’unica cosa che conta in tutta lo nostra esistenza. Ed è evidente che se ci auto-eleggiamo intelligenti eleggiamo stupidi non agevolando né l’intelligenza né la conoscenza e azzerando il ragionamento. Ho insegnato in modo intenso per 10 anni (non so quanti abbiano avuto la fortuna di insegnare in due atenei due materie diverse e con più annualità), e continuo più di rado a farlo. Ho conosciuto migliaia di studenti e non ho mai conosciuto la stupidità ma solo la difficoltà dovuta a fattori esterni. Sono sempre e solo le condizioni al contorno che fanno quella che chiamiamo “intelligenza” ed è invece solo “possibilità di ragionare”. Ho conosciuto ragazzi con difficoltà ed appariva subito evidente che quella difficoltà non fosse questione di “cervello” ma di stato d’animo dettato da altre problematiche. E, forte di questa convinzione, nessuno è mai andato male con me, tutti hanno compreso quello che spiegavo, fino al raggiungimento nel 99% dei casi del massimo dei voti in sede di tesi che, come è noto, viene votata da tutta la Commissione che, per di più, si esprimeva con la massima onestà intellettuale essendo io “solo” un docente a contratto peraltro pagato 100 euro/anno, quindi senza collegamento interno alcuno*. Pertanto per me gli stupidi non esistono e ne ho contezza concreta per esperienza diretta. Esiste solo la non conoscenza e di conseguenza l’impossibilità di ragionare a causa delle condizioni al contorno che non sono sempre le migliori per tutti e indipendentemente dallo stato economico. E in  questo una grande responsabilità l’abbiamo, mea culpa, noi architetti e soprattutto gli urbanisti che danno il là alla distribuzione urbana e quindi sociale… 

Con l’obbligo della mascherina anche ai vaccinati hanno ammesso indirettamente che il vaccino non protegge e questo tecnicamente fa risultare vessatorio e repressivo anche il Super GP, di conseguenza dal Ministero dell’Istruzione sarebbe partita una denuncia al Governo per il riconoscimento.

Smart working

Le incongruenze sono tante, molte dettate da esigenze “economiche” che, discutibili o meno, vivono quantomeno su precise finalità di ripresa. Ma ce n’è una continua a non essere comprensibile, almeno non in tutta la sua applicazione. La rimozione dello “smart working” a Roma, soprattutto per il comparto pubblico che in questa città è gigantesco. In quanto apparato pubblico ciò che conta è la sua operatività che deve essere garantita al massimo delle possibilità sempre e comunque. È  da lì che parte qualunque iniziativa autorizzativa e quindi privata. E questa operatività in smart working era garantita, mentre ora non più. Gli uffici da mesi sono parzializzati, a scartamento ridotto a causa della rotazione del personale che, per esigenze di sicurezza, rimane a casa “a non far nulla”. Non potendo ricevere direttamente ricevono in qualche caso telefonicamente e con appuntamenti minimo ad un mese (quando il “tupassi” funziona). Il ricevimento diretto è permesso solo all’aperto senza alcuna struttura nemmeno provvisoria e solo per i pagamenti è possibile accedere agli uffici (pecunia non… contaminat). Qual è la ratio dietro queste scelte dettate dalla rimozione dello smart working? I costi delle strutture pubbliche in smart working sono praticamente azzerabili essendo riconducibili nella maggior parte dei casi a costi d’esercizio (elettricità, riscaldamento, ecc…). E dove c’è il costo dell’affitto si risparmierebbero comunque i costi d’esercizio traendo comunque un vantaggio (lo stesso varrebbe per il comparto privato). I vantaggi dello smart working sono stati enormi anche in relazione alla riduzione del traffico e dello smog ad esso collegato, e per quanto mi sforzi non riesco a trovare motivi né sensati né pragmatici che ne giustifichino la rimozione se non creare caos e/o rispondere a pressioni illecite, e cosa peggiore, per diffondere il virus…

8 ottobre 2021 – In tutto questo, sul piano Politico la pandemia ci ha insegnato  una cosa che altrimenti non emergerebbe mai; quando la politica davvero vuole fare qualcosa la fa immediatamente (es. Smart Working), allo stesso modo, ora che sembra si stia pian piano uscendo dalla pandemia, ora che lo scenario sta tornando quello normale, stiamo capendo quello che abbiamo sempre saputo della nostra Italia ma che speravamo non avvenisse anche in modo retroattivo, che non contemplasse il ripensamento, che non rinnegasse quanto ci dicevano da piccoli “cosa fatta capo ha”, stiamo amaramente ricapendo che una “cosa” tanto più è giusta, necessaria, risolutrice, sana, rivoluzionaria (es. sempre Smart Working), tanto più viene ostacolata, anche se già approvata, anche fino al punto di essere rinnegata, per essere venduta al prezzo più caro nel più perfetto stile del “commerciante/biscazziere” più scaltro e speculativo che ci possa essere. 

PS: lettura di secondo livello – che stiamo uscendo dalla Pandemia non lo stiamo capendo dalle indicazioni mediche e/o scientifiche che infatti latitano e sono contrastanti, ma dalle variazioni di scenario politico che torna ad essere socialmente più irrazionale e speculativamente più chiaro di prima. S’è detto che siamo in guerra, ma non s’è detto che la guerra è parziale, ovvero solo orizzontale senza intaccare i vertici che invece si sono rafforzati confinandosi ulteriormente nelle loro torri di titanio intarsiate d’avorio…

10 agosto 2021 – <<in Italia sono circa 2,6 milioni gli over 60 in attesa di ricevere la prima dose o la dose unica del vaccino anti-Covid>> Perché si spingeva tanto sulla vaccinazione dei minorenni trascurando la grande quantità degli over 60 ancora non vaccinati? Il  punto non era vaccino si/no, il punto era la totale elusione operativa della domanda posta sopra. C’era sicuramente un problema legato al raggiungimento di alcune persone. Nei grandi centri i vaccini te li tirano addosso ma nei grandi centri ci devi arrivare e non tutti gli over 60 possono arrivarci, perché non guidano e/o perché spesso soli. Loro sono a rischio e non li raggiungono ma raggiungono i giovani che non sono a rischio… non sembra un approccio scientifico né tantomeno dettato dall’emergenza. I giovani sono il futuro, ma se a questa giusta visione ci sommiamo il fatto che il vaccino sia fisiologicamente un rischio poiché la reazione nel tempo non puoi conoscerla ora (il 2 e il 3 sono protocolli necessariamente disattesi), allora questo “futuro giovanile” lo mettiamo a rischio pur essendo i giovani i meno a rischio? È un gatto che si morde la coda, ma un gatto (over 60) potrebbe decidere di mordersela avendo una aspettativa di vita bassa, un altro gatto (quantomeno minorenne) potrebbe decidere di non mordersela avendo una aspettativa di vita più alta, fattore tempo più grande e rischio maggiore. Nel tempo si potrebbe morire anche con l’influenza, ma l’influenza non la scegli mentre il vaccino si, è molto diverso.

5 novembre 2021  – Le implicazioni della pandemia sono state tenute in considerazione in tutti i contesti lavorativi ma non in quello edile… anzi, con il 110% regolato su tempistiche troppo strette non si è fatto altro che aumentare le condizioni di pressione sullo stato di avanzamento dei lavori peggiorando le condizioni della “sicurezza”.

20 novembre 2021 – Ci è arrivato anche lui. Uno zoccolo di resistenti ci sarà sempre, è fisiologico, almeno un 10% non accetterà nemmeno i soldi regalati, il perché è trascurabile, hanno decine di motivi insindacabili per non accettarli, e poi, in ogni caso, tutto questo accanimento come si concilia con l’immunità di gregge ormai raggiunta?…

PS: apprezzo la linea di Crisanti che prende le distanze dalla reiterazione del vaccino, dal Green Pass come leva sociale, ritenendo l’uso delle mascherine FFP2 (che proteggono al 98%) sufficienti a contrastare possibili ripartenze del virus…

Certo le valutazioni sono personali e particolari. Per me non so, devo capire, la diffusione attuale avrebbe una pericolosità bassa anche per i non vaccinati con stato di salute senza patologie particolari, condizione che sembra più che controllabile con le mascherine. Peraltro i 6 mesi sono un valore minimo, in sicurezza, sul trend esente da anomalie, mentre per molti la protezione continua a persistere (non si sa per quanto essendo necessariamente breve la finestra del rilevamento). Sono sempre tante le cose incomprensibili soprattutto da noi che abbiamo una delle coperture più ampie rispetto ad altri paesi…

PS2: La finestra temporale di tenuta del vaccino sarebbe stata studiata in vitro.

28 novembre 2021<<Di colpo abbiamo visto che il modo in cui è organizzato il mondo è disunito. Abbiamo iniziato a usare il termine guerra ma non abbiamo usato una politica di comunicazione adatta alla guerra. Bisognerà trovare un sistema che concili la libertà di espressione ma che dosi dall’alto l’informazione. Parlando continuamente di Covid si fanno solo disastri. Comunicazione di guerra significa che ci deve essere un dosaggio dell’informazione. Bisogna trovare delle modalità meno democratiche. Abbiamo accettato limitazioni molto forti alla nostra libertà di movimento. Il governo istruito dalle autorità sanitarie dovrebbe tenere le redini di questo modello di comunicazione.>> (Mario Monti a La7)

1) non siamo in guerra;

2) siamo in una pandemia;

3) abbiamo accettato limitazioni in stato di emergenza;

4) non siamo più in emergenza in quanto abbiamo preso le misure al problema e stiamo reagendo con tutte le misure necessarie;

5) l’informazione e la democrazia non c’entrano nulla con gli interventi utili a contenere una pandemia;

6) la scienza è apolitica;

7) la scienza è la prima ad essere disunita e come potrebbe indicare la strada alla politica? semplice, come sempre ti dicono A per non dire B, ovvero che la scienza non è in mano a sé stessa ma alla politica che le sta indicando la strada;

8) come tutti i criminali anche la politica costruisce i propri alibi per legittimare il proprio agire disumano, alibi che in questo caso ruotano attorno all’uso improprio dei termini (vedi “guerra”)…

21 novembre 2021 – Il divisionismo paga sempre…

27 novembre 2021<<Il numero di mutazioni, insolitamente alto fa temere che Omicron sia la prima variante in grado di compiere la temutissima escape, cioè di aggirare gli anticorpi prodotti dai vaccini.>> (Il Sole 24 Ore)

A seguito di questa notizia non è possibile far a meno di ricordarsi che da sempre molti scienziati sostengono che il vaccino sui virus influenzali, quindi mutevoli, non faccia altro che spingere il virus a mutare per cercare di sopravvivere rafforzandosi invece di adattarsi endemicamente e indebolirsi.

Quale sarebbe la soluzione alternativa ai vaccini? Quella che Crisanti va dicendo da sempre, tra mille peripezie linguistiche, l’uso sempre e ovunque della mascherina che garantisce una protezione superiore a quella di qualunque vaccino attuale.

Ora, a fronte di questa notizia quale sarà la linea? È  soprattutto come la prenderà l’opinione pubblica?…

PS: la posizione “antivaccinale” in relazione ai virus influenzali è ben nota a livello scientifico da decenni, espressa attraverso il campo di applicazione dei tipici “vaccini anti-influenzali” che sono da sempre destinati solo agli anziani in modo da limitare l’azione ad un campione ristretto e debole per non creare l’effetto di autoselezione che rafforza appunto il virus stesso…

28 novembre 2021 – Preoccupano sempre quelli che vorrebbero un giornalismo super partes e una scienza unita e univoca, preoccupano perché scambiano la teoria con la pratica, scambiano la propria lecita desiderata personale con l’illecita imposizione sociale. Non capendo che l’obiettività non esiste e che la scienza è, come tutto, una mediazione continua, e la mediazione è sempre frutto di dibattito, quel dibattito che si nutre da sempre di soggettività e pluralismo. E quando qualcuno invoca “giustezza” ed “equilibrio” sembra assumere una posizione alta e saggia quando in realtà sta solo puntando all’abolizione del dibattito e quindi all’azzeramento della libertà di pensiero. In altri termini sta esercitando il più grande atto di presunzione che ci possa essere, quell’atto che porta dritti all’autoritarismo…

3 dicembre 2021 – Il “terzo mondo” (terribile definizione disumana di derivazione puramente economica) ha pochissimi vaccinati avendo ricevuto pochissimi vaccini. Curioso, eppure una pandemia è per definizione un problema mondiale. Ed è doppiamente curioso se pensiamo a quel nazionalmente trascurabile 15% di non vaccinati che diventa infinitesimamente risibile in chiave mondiale. Strane e curiose doppie, triple, quadruple velocità…

4 dicembre 2021 – Per entrare allo stadio file e assembramenti si possono fare, per manifestare no. La stragrande maggioranza delle manifestazioni sono state pacifiche. E per quei pochi casi dove c’è stata tensione la dinamica è stata talmente evidente e plateale da rivelare tutta la propria strumentalità, come peraltro accade da sempre in ogni manifestazione “scomoda”..

5 dicembre 2021 – Perché la mascherina non viene messa sullo stesso piano del vaccino visto che protegge anche più di quest’ultimo? Perché non si lascia la libertà di scelta tra le due soluzioni?

Di seguito la  classifica:

1) Ultrasuper green pass – mascherina sempre e ovunque;

2) Super green pass – vaccinati;

Tralascio le considerazioni sui “tamponati” prima scientificamente creati poi politicamente esclusi…

Postilla:

In emergenza vera i provvedimenti sono sempre coerenti (lo abbiamo visto) quando l’emergenza finisce i provvedimenti sono sempre incoerenti (lo stiamo vedendo)…

14 dicembre 2021 – In ambito medico gli “studi indipendenti” stanno aumentando e la domanda, più che lecita, che viene spesso posta è “come possiamo fidarci di uno studio indipendente? qual è la sua riferibilità?”.

Domanda giusta la cui risposta arriva in modo indiretto.

Il mondo clinico-medico è quello dove il conflitto d’interesse è praticamente totalitario in tutto il mondo. Ma cosa comporta questa condizione? Possibile che i medici non facciano gli interessi dei propri assistiti? Il punto critico è proprio nel termine “assistiti” che purtroppo è coincidente con i termini “pazienti” e “aziende”. Vediamo di arrivare al concetto per gradi. Esiste sempre una controparte e sarebbe opportuno che questa fosse controllata da una terza parte alle dipendenze di chi paga. Ad esempio nel mio campo esiste il direttore dei lavori che fa le veci della Committenza che è controparte dell’Impresa esecutrice dei lavori. Ergo la DL fa gli interessi della Committenza e non dell’Impresa la quale viene appunto controllata e regolata dalla DL in modo che esegua i lavori correttamente. Il tutto per regolare appunto quella criticità che viene appunto definita conflitto d’interessi. Il conflitto d’interessi non è regolabile in termini di buona fede, deve essere gestito in modo concreto. Mettiamo le serrature alle porte per quello 0.001% di persone che potrebbero rubare e non le lasciamo aperte per il restante 99.999% che non pensa nemmeno di entrare. Lo stesso vale per il conflitto d’interessi che devi regolare per inibire le intenzioni malevole e speculatrici e non per regolare chi già si regola da solo. Perché questo sia possibile è necessaria una figura terza, esperta del contendere, che rappresenti chi paga, la serratura che può essere aperta solo dal proprietario di casa (Committente). In ambito medico questa figura terza non c’è e i medici sono tutti contigui alle case farmaceutiche e tu paziente (Committente) non hai una figura tutta tua che controlli i tuoi interessi rispetto al prodotto che acquisti. Puoi fidarti, ma non hai certezza legale né procedurale del processo in atto e dei risvolti dello stesso, qualunque esso sia. Report ha fatto decine di servizi sull’autoreferenzialità del mondo medicale che si esprime attraverso i “bugiardini” la cui criticità non è ovviamente in termini di effetti repentini ma dilazionati nel tempo. Esistono protocolli (ho già avuto modo di scrivere su questo) che controllano anche gli effetti nel tempo, però sempre gestiti dalle case farmaceutiche. È come dire che le strutture sono giuste ma non gli organi di controllo che tutto possono essere tranne che autoreferenziali per il principio di cui sopra della “serratura”. È un problema atavico che coinvolge tutto il mondo medico e che forse sarebbe il caso di affrontare ora, proprio in ragione delle forti criticità attuali. È evidente quindi che, in questo clima autoreferenziale, proliferino studi di “organi medici indipendenti”, non connessi direttamente con le case farmaceutiche. Quindi non mi stupirei tanto di questi studi che comunque vanno presi con le “pinze”, ma mi stupirei di come gli “studi dipendenti” non vengano affatto presi con le pinze… 

In questo senso, pur rimanendo non semplice discernere gli “studi indipendenti” credibili da quelli incredibili, è certo che questi studi siano i benvenuti perché la scienza si è sempre e solo sviluppata, per propria ed evidente necessità di libertà di tesi, in barba ai conflitti d’interesse…

PS: si consideri che un architetto solo per una “occupazione di suolo pubblico” deve allegare e quindi controllare la congruità dei documenti dei conducenti e dei mezzi che occuperanno il suolo (come fosse il PRA?!) e pertanto, in qualità di pubblico ufficiale quale è, gli viene data la responsabilità su cose addirittura esterne alle sue competenze ma di stretta pertinenza dell’Impresa. Come spesso accade, in alcuni campi si esagera e in altri si nicchia…

2 gennaio 2022 – Vista l’alta diffusività e la bassa pericolosità dell’Omicron quanto ci metteranno a capire che i protocoli di sicurezza ancora in vigore sono sovradimensionati e stanno paralizzando  il mondo del lavoro che, peraltro, proprio quei protocolli vorrebbero tutelare?…

3 gennaio 2022 – A breve scoppierà il caos/scandalo dei tamponi, è matematico, è solo questione di tempo… Lab Alert: Changes to CDC RT-PCR for SARS-CoV-2 Testing

6 gennaio 2022 – La protezione del 50% significa che la distribuzione è in linea con la distribuzione gaussiana normale (di frequenza o probabilità), definita stocastica (casuale). Pertanto con una protezione del 50% una persona su due è scoperta, condizione che corrisponde alla stessa probabilità di una distribuzione con protezione nulla (efficacia al 50% sta per efficacia casuale). In altri termini e in sintesi (ma è un po’ più complicata), quando parlano di protezione al 65% (percentuale molto prossima al 50%) significa che solo il 15% del campione sarà protetto concretamente mentre tutto il resto risponderà alle leggi della casualità…

PS: ossia in scienza si ha certezza di un comportamento solo quando questo tende al 100% e si accetta solo qualche punto percentuale in meno (dipende da cosa e dal contesto)…

PS2:è stato utilizzato un “paralogismo”, pertanto si aggiunge un elemento di compressione; un evento è verificato quando si verifica al 100%, è casuale quando si verifica al 50%. Tra questi due estremi c’è l’andamento per il quale il tendere al 100% azzera progressivamente la casualità. Per tutti gli altri valori c’è sempre una quota di casualità la cui distribuzione è funzione del tendere al 50%.

PS3: Dal punto di vista medico il 50 % sono curati ma, e qui sta il punto, non sapendo chi lo sarà e chi no ne perché, altrimenti la cura se fosse mirata solo a chi viene curato sarebbe efficace al 100%. Pertanto dal punto di vista del paziente l’efficacia è puramente casuale. Le 100 persone a cui fosse somministrata la cura sarebbero molto perplesse e si sentirebbero giustamente soggette al lancio della monetina. Come biasimare che alcuni di loro non si fiderebbero non volendo far parte di quelli a cui la cura non fa nulla, e non facendo nulla su X probabilmente con la stessa probabilità farà qualcosa di non voluto su Y? 

Inoltre si ricorda che tutta la medicina allopatica ritiene inaffidabile l’omeopatia in quanto risponde (vero o meno non conta) a successi del 50%, ovvero casuali. Pertanto lo stesso metro dovrebbe essere valido per i successi curativi (non sulla mortalità) del vaccino che supera di poco il 50%.

Siamo in ambito genetico ed è ancora più importante tenere presente dell’intero iter di protocolli di verifica. Stride ad esempio ancora di più tanta ottimizzazione di verifica a fronte dei solo 3000 casi presi a campione per gli adolescenti. Ma in emergenza si fa quel che si può, ed è per questo che se dalla parte medica fanno quello che possono poi non possono cadere dal pero se qualcuno rimane perplesso e non si fida. Detto questo, la questione di questo virus è molto complessa ed è difficile avere contezza reale di quello che sta accadendo. Leggo decine di documenti e di dichiarazioni di gruppi e figure autorevoli e quindi tutte ufficiali, interne al “sistema”, che stanno monitorando molti ambiti e cerco di capire e individuo sempre incongruenze da tutte le parti, pro e contro (per semplificare). Non so, è complicato, molto, non ho la capacità di dire “è così”, posso solo “sollevare questioni”.

La fase 2 e 3, che prende un tempo di circa 7 anni, applica criteri e modalità “probabilistiche” individuando campioni e interazioni specifiche tali da rappresentare archi di tempo molto più grandi. Questo è. E quello che stanno raccontando per cui la fase 4 (applicazione diretta alla popolazione e monitoraggio) conterrebbe la fase 2 e 3 non è sostenibile poiché l’applicazione diretta è “casuale”, non punta su un campione specifico (che infatti sarebbe stato gestito con la fase 2 e la 3), pertanto in quanto casuale non si può avere contezza razionale delle reazioni, peraltro non stanno nemmeno facendo uno screening delle persone e del loro stato medico, né genetico (l’autodichiarazione che firmiamo è ridicola oltre a finire “medicalmente” nel cestino, ha solo valore legale), e non lo stanno facendo nemmeno per distinguere le varianti, non so se ci rendiamo conto del livello di scientificità globale che abbiamo davanti. Si deve dimostrare tutto prima di asserire, e per farlo si deve ripetere e ripetere l’evento che si sta studiando. Qui si fanno “studi a caso” e, sia chiaro, mi riferisco ad un generale “sentire autorevole”, non ad un mio parere. Però, ripeto, è complicato.

Si attende che qualcuno porti avanti la questione dei tamponi perché le positività sono alla base di tutto lo scenario. Lo stesso creatore premio Nobel è quantomeno perplesso sul criterio “rivelatore” alla base dei tamponi. Sono molte le “aleatorietà” per cui si ritiene che i “positivi asintomatici” non esistano e siano invece frutto di una deformazione intrinseca dello studio del tampone (è un processo che vive sull’amplificazione e sembra che questo renda a certe condizioni aleatorio il dato rilevato, e tale aleatorietà dipenderebbe dal fatto che il valore da amplificare è unico non è correlato, condizione che renderebbe il valore non pesato) e proprio su questo, e facendo la tara di quanto arriva dagli USA (Fauci ha detto tutto e il contrario di tutto, ma anche questa potrebbe essere una tecnica “preparatoria”), qui una fonte molto autorevole di pochi giorni fa Lab Alert: Changes to CDC RT-PCR for SARS-CoV-2 Testing . Per capire bene purtroppo non è il tempo perché queste cose si capiscono solo man mano che avanzano…

Non penso ad una regia mondiale, ma ad una imprevista modalità di gestione dei dati e delle conoscenze che da locale diventa mondiale e che potrebbe portare a non capire cosa sta accadendo essendo tutti arroccati dentro le proprie visioni e valutazioni. Difficile pensare ad un complotto perché non sarebbe solo un nuovo “caso Ustica”, ma un caso Kennedy, Falcone, Borsellino, Bologna, Calvi, Feltrinelli, Pasolini, Che Guevara, Torri Gemelle, Tenco, Marylin, Pantani, Presley, Cobain, Hendrix, Lee, Morrison, Diana, ecc… insomma, sarebbe un “caso mondiale”.

Sono tante le cose incomprensibili ad esempio guardando la mappa de Il Sole 24 Ore impostata su su “Mondo” e “nuovi casi per abitanti”. In pratica, a parte il Messico che non farebbe CTR, le positività maggiori sono proprio dove sono stati somministrati ampiamente i vaccini. Si può pensare dipenda da uno screening maggiore nei paesi più vaccinati ma non sarebbe così poiché i dati sarebbero relativi ai tamponi che sono ampiamente diffusi anche nelle zone più povere, e in ogni caso il rapporto è sempre ogni tot tamponi.

7 gennaio 2022 – Chissà se qualche giornalista farà una domandina semplice semplice: “il 90% dei tamponi positivi è asintomatico, non è che il metodo del tampone non funziona correttamente?”

10 gennaio 2022 – Quando qualcuno si fa portavoce di qualcosa non in linea con il pensiero comune viene sempre accusato di non essere esperto di ciò di cui parla, mentre al portatore del pensiero comune non viene mai contestato  l’essere non esperto. E’ quello che accade tipicamente nei talk show. E’ il caso di Castellitto (ottobre 2021) che, facente parte di una famiglia di vaccinati, ha espresso massimo rispetto per i non vaccinati e per i loro motivi, e alla domanda di Floris “e quale motivo avrebbero?!” ha risposto sostanzialmente “qualunque, non sto a chiedermi quale” non dimenticando che si parlava di un 10% e soprattutto della propria vita sulla quale non possono decidere altri. E’ il caso del prof. Crisanti che un paio di mesi fa dopo aver affermato che “il vaccino è importante, ma lo sono anche le mascherine che proteggono anche di più” in televisione non si vede più. Nel frattempo il Governo ha introdotto l’obbligo delle mascherine continuando però a mantenere la pressione sui vaccini…


[1] Vince il Nobel per aver contribuito alla scoperta del gene targeting, studi che – attraverso l’utilizzo di cellule staminali embrionali – hanno permesso di creare topi caratterizzati dall’assenza di specifici geni. La tecnica sta avendo ulteriori sviluppi nella ricerca contro il cancro, nell’embriogenesi, in immunologia e in neurobiologia (fonte tg24.sky.it)

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