Specioso (miraggio)

Specioso (miraggio)

Ormai il giornalismo calcistico, che da decenni non è più “sportivo”, è pura perversione, unitamente a chi lo segue che non è più solo “tifoso”, accezione già negativa di per sé (deriva dagli effetti comportamentali convulsi prodotti dalla malattia “tifo”), ma “deviato”. La mentalità dei social si è trasferita nel giornalismo che approda al ragionamento più breve da singolo bit (alias “neurone”). L’oggetto non è più il calcio e i suoi derivati, l’oggetto è il fine per il fine, la parola per la parola, il bit per il bit, ciò che appare è ciò che è. Ovvero quel modo di ragionare che appare tale ma non lo è, che con una sola parola si definisce “specioso”.

Specioso è (by Treccani) ciò che è buono, vero e giusto solo in apparenza, riferito ad argomenti che mirano a convincere,  ragioni, giustificazioni, in modo da ingannare con l’apparenza. Ma ciò che appare non è. Si cavalca quindi il “miraggio dialettico” deviando il tifoso. E solo chi non è assetato può essere capace di non farsi deviare, chi è ancora capace di usare la propria testa per vedere ciò che realmente è, ovvero le tante possibilità di visione che ci sono. E l’unico modo per farlo è cambiare punto di vista, quindi ragionare, altrimenti il miraggio rimane credibile e convincente lì dov’è, fermo e immobile nella sua, appunto, “speciosità”.

Faccio un esempio concreto, anticipatore, non per preveggenza ma per tendenza ormai prevedibile. Nelle prossime ore sulla vittoria della Roma per 4 a 3 sullo Spezia il giornalista specioso dirà e/o scriverà:

<<il 4 a 3 con lo Spezia dimostra che la squadra è spaccata in due, la difesa è contro l’allenatore mentre l’attacco è con lui>>

Il giornalismo non è più ciò che è per constatazione, è solo ciò che appare. In sostanza siamo tutti giornalisti.

Marco Valerio Masci

Foto di testa: “miraggio (specioso)” – scattata con Note 4 – 3264 x 1836 pixels

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